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2015-01-26
Sperare nell’educazione


“Ci vorrebbe più educazione!”. Non appena nel senso delle buone maniere, ma nel senso del recupero del valore della vita e del bello e del buono che la costituisce. Educarci ed educare ad apprezzare quel che vale, quel che è sano e che rilancia il desiderio e la progettualità della persona. Viviamo in un contesto opprimente. Non solo per l’urto di fatti inumani, come il terrorismo e le guerre. Ma anche per un abbassamento del livello stesso dell’essere uomo. Impressionante il commercio a cui viene sottoposta – anche con leggi statali - la vita umana: la tratta delle persone, ma anche la compravendita dei bambini, gli uteri in affitto e tante pratiche che mirano a ‘produrre’ artificialmente la vita dell’uomo o a spegnerla dall’inizio… Giornali e tv fanno passare tutto per l’autostrada dell’informazione, appiattendo le coscienze e assuefacendole a tutte le invenzioni. Con i soldi si fa tutto, anche il peggio. Per soldi si mette in vendita se stessi, per una sera o per nove mesi, si compera una donna o un bambino, o li si distrugge. Quale differenza, rispetto alla pratica della schiavitù antica o alla tratta dei negri? “Ci vorrebbe più educazione”, certamente! Educare all’amore vero a sé e alla propria anima, alla scoperta dei sentimenti più profondi, senza limitarsi al livello superficiale della reattività istintiva e della volubilità delle emozioni. Amare il presente e il passato, il prossimo vicino e quello lontano e diverso, considerandolo non avversario o nemico, ma partecipe dello medesimo destino.
Dove e come si imparano queste cose? Si imparano guardando il proprio cuore, dove il desiderio del bello-buono-vero sempre risorge da detriti e sconvolgimenti; ogni bambino nasce spalancato al bene, e l’usura del tempo non consuma mai interamente lo slancio iniziale; questa umana apertura si esalta quando incontra Cristo e imbocca la sua strada. Si imparano in famiglia, da padri e madri che vivono e accompagnano; si imparano in comunità cristiane autorevolmente sorrette, e in compagnia di amici veri con i quali si affrontano tutte le circostanze. Il tenace tentativo delle nostre comunità di riaprire un vivace rapporto con genitori e nonni per la trasmissione della fede attraverso l’esperienza del vivere, è una porta di speranza. Tante splendide radure di buona umanità popolano ancora la faccia della terra, e non ci rassegniamo a lasciarci sommergere ad ogni telegiornale da scene di guerre, attentati, uccisioni, corruzioni e tradimenti. I mass media raccontino di più la buona battaglia del vivere quotidiano, le vittorie e le sconfitte della scienza, l’impegno di chi educa; raccontino storie di famiglie e persone appassionate alla vita e al lavoro. L’azione educativa percorre le vie della testimonianza e dell’informazione. Si può ancora sperare!
Don Angelo


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