2015-09-07 GIUBILEO
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LA MISERICORDIA VICINA
La maestra di lunga navigazione ha percorso molti cicli di alunni e ha ricevuto molte confidenze dalle mamme. Alcune delle quali più volte l’hanno discretamente avvicinata per raccontarle che al tale alunno loro figlio avevano raccontato di essere andate in ospedale per un’appendicite, in qualche caso stranamente ripetuta. Al figlioletto non ardivano dire che in ospedale ci andavano per l’aborto del fratellino. Il dramma nascosto non poteva tuttavia essere interamente taciuto e la maestra avrebbe capito. In molti casi, il sacerdote riceve questa confidenza o confessione molto più tardi, a volte dopo decenni, quando finalmente la donna trova l’energia e il coraggio di consegnare alla misericordia di Dio il peso che le dilania il cuore. La donna spesso non sa che il sacerdote ‘qualsiasi’ dal quale va a confessarsi – il suo parroco o quello di un’altra parrocchia – non ha facoltà di darle subito l’assoluzione. Questo, con tormentoso disagio della donna e con impaccio del prete stesso, che la deve rimandare a un altro appuntamento oppure che discretamente suggerisce: “Vada a confessarsi dal penitenziere in Duomo”. Per questo, la facoltà che Papa Francesco ha esteso ad ogni sacerdote di assolvere dal peccato di aborto, rende la misericordia vicina. Non è una questione di km 0 come la frutta del mercato, ma una possibilità di intercettare subito il fragile momento del cuore della persona che si decide a domandare il perdono.
Accade di sentire parlare di aborto, tradotto con ‘interruzione volontaria della gravidanza’, come prassi normale e scontata, che lascia indenne il corpo e l’anima della madre; su giornali o tv viene proposto e quasi propagandato come giusta soluzione di tanti problemi. Perché non si provvede a sostenere le madri e le famiglie nelle quali entra il terzo, quarto, quinto, sesto figlio, almeno con la stessa misura e intensità con cui si provvede a rendere ‘sicura’ la ‘interruzione della gravidanza’? Perché le persone non vengono adeguatamente orientate e aiutate ad accogliere la nuova maternità?
L’esperienza della misericordia è dono grandissimo, olio sanante sulla ferita che brucia. Meglio sarebbe non incentivare le ferite e sostenere il miracolo della vita. Nell’offerta della ‘misericordia vicina’ Papa Francesco, superando ogni ingenuità e ogni faciloneria, invita i sacerdoti a mettere insieme la ‘genuina accoglienza con una riflessione che aiuti a comprendere il peccato commesso’, il ‘gravissimo male’ dell’aborto. L’esercizio del sacramento della confessione e il bene che ne ricavano le persone – la mamma direttamente coinvolta e quanti hanno favorito la drammatica scelta – può quindi innestare un processo di rieducazione personale e sociale, può favorire l’apertura del cuore e della pratica concreta della solidarietà e della carità. Lo stesso Dio che ha creato l’uomo è capace di ricostruirlo – facendolo anche migliore – dopo il male e la colpa.
La lettera di Papa Francesco, intitolata Incontro con la misericordia, apre in modo straordinario le porte della misericordia per un nuovo ingresso a tutti i fedeli, con un’attenzione particolare agli ammalati e alle persone anziane. Il Papa si augura che la logica della ‘misericordia vicina’ possa essere praticata anche a livello civile con l’applicazione dell’amnistia, impostata con analogo desiderio di ricostruzione dell’uomo. Con parole sorprendenti il Papa dice: “Nelle cappelle delle carceri potranno ottenere l’indulgenza, e ogni volta che passeranno per la porta della loro cella, rivolgendo il pensiero e la preghiera al Padre, possa questo gesto significare il passaggio della Porta Santa”. Straordinario: la porta della cella equiparata alla Porta Santa!! L’ultima grande apertura indicata dalla lettera offre la possibilità di ottenere l’assoluzione dei peccati anche per quei fedeli che si confesseranno presso i sacerdoti della Fraternità San Pio X, i ‘lefevriani’ ufficialmente ai margini della Chiesa cattolica. Tutti siamo dunque invitati a camminare su terreno aperto, per una strada sulla quale tanti fratelli ci accompagnano, per attraversare una porta sulla quale ci attende l’abbraccio del Padre.
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