2017-01-22 Scorrendo le domeniche
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GEOGRAFIA DELLA FEDE
Anche dopo Natale la liturgia ci fa tornare al fiume Giordano sui luoghi del Battista. Riascoltiamo il suo grido e sentiamo la voce del Padre scendere sul Figlio di Dio. Poi arriviamo al lago di Galilea, attirati dalla luce del messia e camminiamo sul bagnasciuga dove gli apostoli rassettano le reti. Il Vangelo poi ci conduce al monte delle beatitudini, dal quale godiamo una magnifica visione. La geografia evangelica rappresenta un goloso invito a porre realmente i nostri passi sulle strade e nelle acque percorse da Gesù. Fin dove scorrono le acque del fiume e del lago; fin dove si innalzano i monti della Galilea? L’acqua del Giordano scorre in tutti i nostri battisteri, la barca del lago ha percorso i mari e gli oceani della storia, e sui monti si sono innalzati templi e monasteri. La terra toccata dal Signore Gesù non è più ormai solo la Palestina, ma si distende nelle nostre contrade. Purtuttavia, sembra avvenga una contrazione. I luoghi sacri diminuiscono o decadono, disabitati, e le sacre acque inaridiscono in fontane non più alimentate. Il popolo cristiano sembra disperdersi in piccoli rivoli. Dove trovare ancora un buon terreno per una buona seminagione? Dove fiorisce la fede, rivive la carità, rinasce la speranza? Nel mondo globalizzato, si rimescolano le facce, e la testimonianza arriva dall’Asia e dall’Africa, dall’America Latina e dall’Australia. La geografia disegna nuove figure e prende nuovi nomi. Un prete amico ospita in parrocchia due giovani studenti di Pechino, che hanno iniziato lo studio della teologia a Roma, insieme con un indiano. D’estate gli arrivano in casa chierici africani e portoricani, in un giro pieno di fantasia. Per quale percorso le acque del fiume Giordano sono arrivate a bagnare le sponde dei deserti sparsi nel mondo?
Ma il viaggio compiuto dal Vangelo non è appena quello delimitato da meridiani e paralleli. Esiste una geografia umana, una planimetria del cuore e del cervello, una misura del desiderio e della domanda, che viene fuori ad ogni nascita di uomo. Nella culla, o forse ancor prima nel grembo della madre, si costruisce l’attesa di un Messia, e sboccia la domanda di salvezza. Il bisogno d’infinito si muove lungo spazi aperti, riemerge dentro voragini di attesa che aprono percorsi per l’annuncio. La carità albeggia in gesti di accoglienza senza ritorni e di dedizione estrema come all’albergo sommerso dalla neve, e Giovanni Battista continua a mostrare il Signore presente. Sulle vecchie e nuove sponde del mondo, Gesù ancora chiama altri pescatori a seguirlo e a gettare la rete.
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