Il
RESPIRO della PASQUA
Mai
come nei giorni della Pasqua il volto di Gesù appare tanto vivo e concreto. Non
per nulla i pittori l’hanno così intensamente guardato e l’hanno dipinto
sofferente e glorioso con tutti i toni e i colori della tavolozza. Non per
nulla i santi l’hanno pregato, pianto, imitato in tutte gli aspetti della sua
umana personalità. I giorni pasquali del
passaggio da vita a morte e da morte a vita, dimostrano in modo
imponente e a volte violento che il cristianesimo non è una questione di idee o
di schemi. Il cristianesimo nasce come presa di
posizione davanti alla persona di Cristo: accoglienza o rifiuto Lui,
amore o odio, indifferenza o passione verso di Lui. Cristo ci tratta da persone
e provoca la reazione di tutto il nostro essere, anima e corpo, cervello e
sentimenti, volontà ed emozioni. Siamo trascinati davanti a Lui con fatti e
gesti, con parole e atteggiamenti; siamo presi ciascuno personalmente e tutti
insieme. Così come siamo: sconvolti dal nostro male o delusi come Giuda,
appassionati come Pietro e la Maddalena, dubbiosi come Tommaso, incerti come
Nicodemo. Travolti dalla sorpresa della risurrezione come le donne e come
Pietro e Giovanni al sepolcro; come Paolo, ancora tanti anni dopo.
Sulle
rive della storia umana vengono a infrangersi onde di tutte le dimensioni, come
assalti feroci o come lievi carezze. Lo abbracciamo o tentiamo di cancellarlo
perfino dalla storia, lo imbrigliamo negli apparati legalistici o burocratici e
ne spegniamo l’impeto nell’elenco degli scandali. Quasi lo nascondiamo e lo appiattiamo
dietro i paludamenti della liturgia e ci difendiamo dal mistero che contiene;
non ci bastano i gesti generosi della nostra carità; nemmeno i grandi ideali
hanno tenuta, né si realizzano. Con cuore libero e umile, siamo chiamati a
mettere i nostri passi dietro a Lui, come nella Via Crucis; ad accorgerci che
Lui ci cammina accanto, come andando a Emmaus. Eccolo nel profondo
dell’agitazione del nostro cuore; eccolo nella compagnia della Chiesa, di chi
lo annuncia e lo testimonia. Eccolo nel Sacramento che ci attrae. Egli prende
sul serio le nostre domande, il dramma e la tristezza della vita; ma non li risolve per via di
ragionamenti. Semplicemente si mette accanto a noi, si svela in un gesto e ci
guarda – risorto e presente - come ha guardato la Maddalena, Pietro, Tommaso e
tutti gli altri. Quando ci facciamo compagnia nella fede e nella preghiera, le nostre difese cadono, il suo richiamo si fa
concreto e non parolaio e il segno della sua presenza diventa chiaro. Ma
restassimo soli; si spegnessero il clamore dei canti e l’eco della
preghiera, “da chi andremo, Signore?”.
Tu solo – il Vivente - apri il nostro cuore al respiro della vita.
Don Angelo