2014-10-28 La SORPRESA
|
Come in un terreno fragile bagnato dalla pioggia, avverti degli smottamenti: incertezza, stanchezza e forse una spalmata di accidia. Possiamo raccontare di svogliatezze e distrazioni, possiamo dire del cuore incerto e dell’anima lisa come una tenda sbattuta. Accade nelle comunità e nelle singole persone, nel celebrante e nell’assemblea. Che cosa tiene quando l’aria diventa pesante e i contorni di cose e persone svaniscono? Non basta una salda struttura umana; non reggono le nostre buone intenzioni e le nostre azioni. C’è una realtà che ci precede e ci supera: è il sacramento, dal quale siamo nati e che accompagna il giro dei giorni. Ha una tenuta e un’efficacia che permangono e reggono come le fondamenta di una casa, anche se diroccata per l’usura del tempo, per la tempesta o per la siccità. Il sacerdote potrebbe dare l’assoluzione dei peccati senza l’immediata consapevolezza del gesto che compie; potrebbe pronunciare le parole della consacrazione quasi senza percepirne il suono: la grazia della Presenza che salva, arriva anche per le strade sconnesse della nostra distrazione. Vale per qualsiasi cristiano. Il vento dello Spirito rianima i segni sacramentali e giunge a toccare il cuore. “Una novità, una pace, un’energia da tanto tempo non sperimentata”, lo racconta avendo partecipato alla Messa e ricevuto la comunione dopo un tempo indefinito. Il sacramento ha una tenuta che permane, una fioritura che spunta dai sassi e dagli sterpi: lo dice la teologia e l’esperienza. Il sacramento vive di una grazia sempre giovane che punzecchia l’anima. Ma se uno è stanco o ha lo sguardo cieco, ci sarà un amico che lo sveglia? Possibile che su 100 cristiani e mille persone che si riuniscono insieme non ci sia qualcuno "frizzante". Racconta l’amico prete: “E’ venuta a trovarmi una donna straniera di religione ‘pentecostale’. Dice che da noi non si trova; siamo tutti tristi, abituati, ingessati; non sente vibrare la gioia della fede. Adempiamo pigramente dei doveri scontati”. La semente sepolta si ridesta per la sorpresa di un volto, una compagnia, un fatto, una parola, come davanti al sorriso e ai moti della faccia di un bambino che guarda. Perfino dopo la pigra lontananza o dopo il logorio dell’abitudine, dopo l’esperienza del peccato o dentro circostanze dolorose, l’anima afflosciata è scossa da uno scatto, una presa di coscienza, un’invasione di grazia. Basta appena muoversi di casa con la sete della samaritana. O salire sull’albero con la curiosità di Zaccheo. Il Signore della vita ci attende sulla strada del desiderio, nello slancio della domanda, nel fremito di un bisogno.
|
|